[RECENSIONE]Fuori menù, Genere: Commedia

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itachi forever 1992
view post Posted on 24/4/2009, 20:04




Trama:
Fiero del prestigio ottenuto grazie alla sua attività di cuoco, Maxi, é convinto che la sua vita sia perfetta. Vive tranquillamente la sua omosessualità, sino al giorno in cui, i figli avuti da un precedente matrimonio, piombano nella sua vita, e un noto calciatore argentino si trasferisce nel suo quartiere. La sua vita da quel momento non sarà più la stessa...

Recensione:
Quando ci si dedica ad una propria ambizione tralasciando egoisticamente tutto il resto, quel resto - soprattutto se si tratta di responsabilità umane assunte con superficialità verso gli altri - può ripresentarsi come un extra imprevisto ("Fuori menù", appunto) che fa lievitare il conto, tanto per rimanere in tema di ristorazione.

Studi di cinema e TV, Nacho Garcìa Velilla ha lavorato come giornalista e in seguito come autore televisivo di programmi musicali, di un documentario e principalmente di serie televisive (in particolare della fortunata "Médico de familia", da cui è stata ripresa la corrispettiva, omonima, italiana) delle quali è stato sceneggiatore, regista e produttore esecutivo. Pur utilizzando un tradizionale e facile repertorio di mossette, vocine e reazioni da "pazza isterica" dell’omosessuale, insieme a una certa velata misoginia nel rendere la donna figura umorale da lacrima facile, crisi nervosa e scenate, alla continua ricerca di un compagno, Velilla in questo esordio cinematografico (da lui anche co-sceneggiato e co-prodotto) utilizza la forma commedia per toccare più questioni, a volte pure solo con brevi note. Ad esempio sul "machismo" omofobo (foss’anche a livello di battute, barzellette o peggio ancora insulti) che persiste nella società spagnola nonostante le moderne, notevoli aperture legislative sui diritti gay, e un tenue razzismo - da parte dei non più discriminati - verso le nuove categorie dell’esclusione economica. Col basilare contributo dell’interpretazione di Javier Càmara (primo premio come miglior attore al Festival di Malaga, poi nomination al Goya), il film dà il meglio nel recupero del rapporto tra padre e figlio (e tra capo e dipendenti) - nel momento in cui il primo si scusa, ammettendo le personali mancanze e debolezze – e nel messaggio portante, secondo il quale ciò che conta è curare gli affetti, non importa se a costo della degradazione professionale (originale, in tal senso, il finale).
 
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